La volata d'arrivo
La faggeta inizia dove finisce la salita, nel punto esatto in cui,
sulla destra, si incontra la carrareccia che scende sino a Macchiarvana, un pianoro
tra i più apprezzati dagli amanti dello sci di fondo. Francesco immaginò di
trovarsi nella volata d’arrivo tra le ali di una folla di faggi secolari, dritti
come fusi e così fitti che a mezzodì sembrava che incominciasse a imbrunire. Da
qui la strada si snoda tra gli alberi per diverse centinaia di metri ed è
piacevole da percorrere per il cambio di pendenza, che si riduce quasi a zero, e
d’estate per la frescura. Nei giorni del solleone il sottobosco è costellato di
frotte di valligiani equipaggiati con tavoli e sedie pieghevoli, frigoriferi portatili,
tavolinetti e poltrone sdraio su cui fare la pennichella e digerire quantità
industriali di parmigiana di melanzane, di lasagne al forno e di fettine panate. “Ci
sono almeno cinque gradi di meno rispetto a giù” rifletteva. Il sudore gli si
stava raffreddando addosso e questo cominciava a dargli qualche piccolo
brivido, piacevole sì, ma non certo salutare. Anche se stranamente non c’era
quasi nessuno dati l’ora e il periodo dell’anno, si sentiva continuamente osservato.
“I fauni, se davvero dovessero esistere, sarebbero sicuramente in questo posto
a spiare i passanti da dietro i tronchi.” Il pensiero sfumò in quello più
concreto di una bottiglietta d’acqua frizzante per temperare l’arsura, da
acquistare improrogabilmente poco più avanti nel punto di ristoro del valico.
Intanto ricevette la prima chiamata della giornata al ritmo della fanfara dei
bersaglieri: era Sofia.