Il 17

La lezione andava riempiendo ogni ritaglio di lavagna, tenendosi a distanza di sicurezza dal monitor touch, quando il Tenente avvertì il ronzio, reso sordo dal legno della cattedra, della vibrazione del suo telefonino e subito provò un senso di fastidio. Chi, della rosa dei suoi conoscenti, aveva avuto l’ardire di chiamarlo a quell’ora? “Devo resistere alla tentazione di leggere quel numero”, rifletteva tra una variabile e un operatore relazionale, “così giustizia sarà fatta!” La promessa, così solenne all’inizio, capitolò prima del previsto, miseramente sul 30, lungo la via del ritorno a casa. “Mah, un numero sconosciuto!” Ma non uno qualsiasi. Si avvide quasi istantaneamente che aveva un non so che di familiare; era uguale al suo tranne che nell’ultima posizione: un sette al posto del sei. In questo modo il contatto finiva con 17 e tanto bastò a scatenargli un nuovo attacco di eptacaidecafobia.

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